Trama
Un romanzo decisamente interessante, questo di Katia Amadio, a metà tra il gioco letterario e la narrazione fantastica.
Un susseguirsi di citazioni ed omaggi che abbracciano un secolo di narrativa fantastica e collocano idealmente questa storia all’interno dell’immaginario collettivo creato da maestri come Bloch (chi ricorda Train to Hell?), ma anche da scrittori italiani come Cammarota, Lombardi o Paoletti. Il tutto all’interno di un romanzo che si dipana quasi come un on-the- road onirico, dove, ad ogni colpo di scena, l’apparente concretezza del mondo in cui vivono i due protagonisti si sgretola, lasciando scorgere imperscrutabili squarci d’abisso. E sono proprio l’incertezza, l’insoddisfazione, il desiderio quasi doloroso di sapere a dominare le loro azioni, sentimenti accentuati - quasi esasperati - da una narrazione essenziale e molto cinematografica che ricorda certe suggestioni tipiche del miglior Dario Argento.
Prigionieri di una realtà a più livelli, dominata da misteriose e demoniache figure dagli intenti incomprensibili, un uomo e una donna, per aver rifiutato il ruolo di pedine ignare, per aver avuto il coraggio di guardare oltre l’apparente normalità della realtà quotidiana, si ritrovano braccati da un nemico senza nome e senza volto e costretti ad viaggio a ritroso, attraverso un passato che credevano ormai dimenticato.
Senza potersi fidare di nessuno, perché nessuno è quel che sembra, impareranno a contare soltanto sulle proprie forze e sull’amore che li unisce. Lungo il cammino li attendono bizzarri personaggi, sulfuree guide che li condurranno attraverso quel mondo reale ed oscuro che esiste parallelamente al nostro ed, a volte, lo sfiora.
Alessandro e Monia vogliono sapere. Ed alla fine otterranno quello che vogliono.
Peccato che la verità, a volte, sia una maledizione assai peggiore dell’ignoranza...
(Marco R. Capelli)