Trama
Primavera 1958.
I ciliegi sono in fiore e l’entrata in vigore della legge Merlin getta la Cerasetta e le sue compagne di vita nello sconcerto.
Niente sarà più come prima per i protagonisti di questa storia, tutto ciò che fino al giorno prima sembrava normale, tra qualche mese diventerà solo un lontano ricordo, un aneddoto da raccontare seduti a un tavolino di un bar.
Una storia accattivante che esce dal bordello per dipanarsi tra borghi e cascine del basso mantovano, tra canoniche che sanno di psina fritta e campi allagati.
Un affresco di quegli anni visto attraverso la vita dei due protagonisti.
A tratti ironico, a tratti malinconico, il racconto si colora di dialetto mantovano rendendo i dialoghi molto realistici, calati nel paesaggio padano.
Ogni personaggio, come una macchietta, viene fotografato e messo in risalto attraverso alcuni suoi caratteri peculiari e sembra quasi di vederlo muoversi su un palcoscenico a sfogare la sua rabbia o il suo amore.
La storia si snoda attraverso tanti siparietti che si aprono e si chiudono ad ogni capitolo, rendendo la lettura molto gradevole.
Tutto ruota attorno a lei, la Cesaretta, bella e prorompente nei suoi vent’anni, una per la quale perdere la testa, ammaliante come una macchina da corsa, sfuggente come il brivido della velocità.
E Osvaldo è risucchiato in questo vortice di passioni con l’adrenalina alle stelle, fino all’estremo traguardo.
Resta soprattutto il mistero ad avvolgere paesaggi e ricordi nebbiosi di chi conobbe quella stella folgorante e di chi può solo immaginarsela.