Quarta Radio - Verga, tutte le novelle

  • Autore: Vários
  • Narratore: Vários
  • Editore: Podcast
  • Durata: 76:26:34
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Informações:

Trama

Un'altra meravigliosa riscoperta, leggeremo ad alta voce tutte le novelle di Giovanni Verga, riconosciuto come il più grande novelliere italiano del secondo Ottocento e il principale rappresentante del Verismo italiano. Adattamento e messa in voce di Gaetano Marino. Sostienici con una libera donazione su http://quartaradio.it/sostieni-quartaradio/

Episodi

  • Ci sono amori, poesie sparse, di Silvestra Pittalis

    28/12/2019 Durata: 14min

    Poesie Sparse di Silvestra Pittalis messe in voce da Gaetano Marino

  • Poesie di Sebastiano Satta. In limba da Nuoro

    16/11/2019 Durata: 05min

    Poesie di Sebastiano Satta in limba da Nuoro

  • Sarra. Un racconto di Grazia Deledda messo in voce da Tonino Mesina

    15/11/2019 Durata: 17min

    [...] Anche Sarra Fioreddu sognava la festa, le danze, i mercanti di stoffe colorate e di gioielli falsi, ma non osava neppure esprimere il suo desiderio. In casa sua la maltrattavano perché non voleva sposare un pastore che possedeva cento pecore, cavalli, terre, e un cane famoso in tutti i paesi vicini. — Cosa me ne faccio delle sue pecore e del suo cane, che possa mangiar le viscere del suo padrone! — diceva Sarra. — Mattia sembra egli stesso un cane peloso, col suo naso grosso e gli occhi rossi. Eppoi egli ha venti anni più di me, è grasso e basso. Io non lo voglio, mi fa schifo; meglio morire. [...]

  • Il Redentore a Nuoro. Di Giulio Angioni

    03/10/2019 Durata: 10min

    [...] Nella mattina di fine agosto la cima sormontata dal Cristo di bronzo è il luogo della festa nata col nascere di Nuoro alla vita cittadina: da queste parti è la più giovane; ma anche la più grande: in così poco tempo il Redentore ha conservato il vecchio e ha innovato il sacro e il profano delle feste processionali e campestri della tradizione. E’ una festa devozionale verso un luogo di campagna, sul monte, come altre in Sardegna, ma insieme è diventata di recente una delle tre sagre sarde più note e frequentate dal turismo festaiolo. Per i nuoresi però il Redentore continua a essere prima di tutto un pellegrinaggio processionale al monte del Cristo, per assistere alla messa e sfilare lassù in processione dietro a una statua lignea del Redentore che in più piccolo è identica a quella bronzea eretta quassù all’inizio del secolo per celebrare la redenzione. [...]

  • Questo mio tempo, poesie sparse di Luca Masala. Messa in voce di Gaetano Marino

    12/07/2019 Durata: 13min

    Questo mio tempo, poesie sparse di Luca Masala. Messa in voce di Gaetano Marino

  • Memorie di scuola, ricordi di uno scolaro senza tempo. Di Ignazio Salvatore Basile – Scuole Elementari

    11/05/2019 Durata: 49min

    Premessa Alzi la mano chi non ricorda con gioia un suo ultimo giorno di scuola!!! Magari soltanto uno particolare. Come studente io ne ricordo diversi. Tutti sono ammantati da un velo di malinconia. In fondo a scuola ci stavo bene. I maestri (ma un anno ho avuto anche una maestra, in quarta elementare, si chiamava maestra Soro) mi volevano bene. I miei ricordi di scuola più lontani son legati a cinque colori. [...]

  • Famiglie povere. Una novella di Grazia Deledda messa in voce da Cristiana Cocco

    03/04/2019 Durata: 14min

    Povera e numerosa era la famiglia del salinaro, raccolta come una tribù di selvaggi in certe catapecchie davanti alle quali il mare, nei giorni burrascosi, appariva come uno straccio sporco sbattuto dal vento, e d'estate le saline, simili a cave di calce, bruciavano gli occhi a chi le fissava. L'uomo ed i figli più grandetti lavoravano laggiù, mangiati dal sale e dalla malaria: in casa rimaneva la moglie sempre gravida e con un grappolo di marmocchi intorno; rimanevano i vecchi nonni invalidi ed una sorella scema: chi andava e veniva continuamente in giro, era la suocera, la vecchia Geppa, che doveva essere stata generata in un momento di burrasca, perché non stava mai ferma e dava l'idea di un albero maestro tentennante al vento con intorno la vela attorcigliata e rotta. [...]

  • Il bell’Armando. Una novella di Giovanni Verga.

    26/03/2019 Durata: 23min

    Ecco quel che gli toccò passare al Crippa, parrucchiere, detto anche il bell'Armando, Dio ce ne scampi e liberi! Fu un giovedì grasso, nel bel mezzo della mascherata, che la Mora gli venne incontro sulla piazza, vestita da uomo - già non aveva più nulla da perdere lei! - e gli disse, cogli occhi fuori della testa: - Dì, Mando. È vero che non vuoi saperne più di me? - No, no! quante volte te l'ho a dire? - Pensaci, Mando! Pensa che è impossibile finirla del tutto a questo modo! - Lasciami in pace. Ora sono ammogliato. Non voglio aver storie con mia moglie, capito? - Ah, tua moglie? Lei però lo sapeva quello che siamo stati, prima di sposarti. E oggi, quando t'ho incontrato a braccetto con lei, mi ha riso in faccia, là, in mezzo alla gente. E tu, che l'hai lasciata fare, vuol dire che non c’hai né cuore, né nulla, lì! - Be', lasciamo andare. Buona sera! [...]

  • Nanni Volpe. Una novella di Giovanni Verga

    26/03/2019 Durata: 27min

    Nanni Volpe, nei suoi begli anni, aveva pensato soltanto a far la roba. - Testa fine di villano, e spalle grosse - grosse per portarci trent'anni la zappa, e le bisacce, e il sole, e la pioggia. Quando gli altri giovani della sua età correvano dietro le gonnelle, oppure all'osteria, egli portava paglia al nido, come diceva lui: oggi un pezzetto di chiusa, domani quattro tegole al sole. Tutto pane che si levava di bocca, sangue del suo sangue, che si mutava in terra e sassi. Allorché il nido fu pronto, finalmente, Nanni Volpe aveva cinquant'anni, la schiena rotta, la faccia lavorata come un campo. Ma ci aveva pure belle tenute al piano, una vigna in collina, la casa col solaio, e ogni ben di Dio. La domenica, quando scendeva in piazza, col vestito di panno blu, tutti gli facevano largo, persino le donne, vedove o zitelle, sapendo che ora, fatta la casa, ci voleva la padrona. Egli non diceva di no, anzi, ci stava pensando. [...]

  • Ciò che è in fondo al bicchiere. Una novella di Giovanni Verga

    23/03/2019 Durata: 30min

    Quando la signora Silverio tornò insieme al marito - da Nuova York, da Melbourne, chi lo sa? - tutti videro ch'era finita per lei, povera Ginevra. Metteva del rossetto. Portava ancora la pelliccia nel mese di maggio. Veniva a cercare il sole e l'aria di mare alla Riviera di Chiaja, dalle due alle quattro, nella carrozza chiusa, come un fantasma. Ma ciò che stringeva maggiormente il cuore era la macchia sanguigna di quell'incarnato falso nel pallore mortale delle sue guance, e il sorriso con cui rispondeva al saluto degli amici - quel triste sorriso che voleva rassicurarli. [...]

  • Il bambino smarrito. Una novella di Grazia Deledda messa in voce da Lilli Fois

    16/03/2019 Durata: 26min

    [...] Matteo vide, e non poté trattenere un moto d'angoscia: fin dalla sua prima giovinezza, più che il tramonto del sole e della luna, egli aveva amato e contemplato sempre il tramonto di Venere. E quest'ultimo tramonto, più che ogni altra cosa in quella sera fatale gli rievocava in un attimo tutti i più cari ricordi della sua vita. Entrò nel boschetto, in un viale diritto e stretto che la luna illuminava dall'alto. Non una foglia si muoveva: i rami s'ergevano e si stendevano rigidi, immobili nella purissima trasparenza dell'aria, e sembravano addormentati in un sogno. I raggi della luna li attraversavano, quieti, andando a porre larghe macchie d’argento sull'erba finissima che rinasceva sotto le piante. Una fredda fragranza di erba, di funghi, di foglie cadute, esalava, dando la distinta sensazione dei luoghi solitari e ombrosi. Ma anche là, sotto il cielo sempre più puro, sotto le stelle limpidissime, sembrava d'essere in primavera. Matteo attraversò il viale, andando dritto verso una panchetta di pietra,

  • Per la sua creatura. Una novella di Grazia Deledda messa in voce da Roberta Perra

    18/01/2019 Durata: 12min

    Suonarono. Vera, che stava in cucina accomodandosi un cappello, o meglio guarnendo un cappello d'inverno con le piume ed il nastro d'un cappello d'estate, s'alzò in fretta in fretta, si tolse il grembiale ed andò ad aprire. Sulle prime, fra il buio dell'ingresso e quello della scala, non distinse bene se la lunga persona, che aveva suonato, fosse uomo o donna; poi udì una voce gutturale che chiedeva «La signora Vera?», vide un mantellone nero, una pellicciona nera, un cappellaccio nero tirato sugli occhi, un paio d'occhiali: le parve che la persona fosse un uomo vestito da donna ed ebbe paura. Ma subito sorrise fra sé. Un ladro? In casa sua c'era poco da rubare: non c'era neppure quella perla che si chiama la serva. [...]

  • Padre Topes. Una novella di Grazia Deledda messa in voce da Caterina Scalas

    18/01/2019 Durata: 16min

    [...] Il più giovine dei frati, soprannominato padre Topes, per la sua figurina timida di topo, dal lungo musetto pallido ed i piccoli occhi lucenti, aveva appena ventidue o ventitré anni, sebbene ne mostrasse di più: pregava e taceva sempre; era in odore di santità, e si diceva fosse vergine. Egli era figlio d'un bandito morto assassinato molti anni prima: da fanciullo aveva fatto il mandriano, e sua madre, una fiera e miserissima vedova, avrebbe preferito ch'egli seguisse la via del padre, piuttosto che vederlo farsi frate. [...]

  • La Sartiglia di Oristano. Di Giulio Angioni

    26/12/2018 Durata: 15min

    Questo è un carnevale serio. Non è neppure carnevale. Storia cifrata d'un re che c'era una volta. Non re di carnevale: re di primavera, re di maggio. Re di festa che si mostra al suo popolo nel pieno delle sue funzioni: perciò dovrebbe essere vestito da re. Ma è un re che si nasconde, si traveste, si maschera. Ma pure se si maschera, la sua vestizione è un rito serio, elaborato. Un re che si sceglie ad ogni inizio d'anno. Se un re si può scegliere, garante del bene di tutti, lo si sceglie forte, puro, intero: sacerdote della fecondità, saldatura del ciclo delle stagioni. [...]

  • Pasqua. Una novella di Grazia Deledda messa in voce da Caterina Scalas

    23/12/2018 Durata: 09min

    La mattina del Sabato Santo, Apollonia Fara balzò dal suo gran letto di legno a baldacchino, quando l'alba cominciava a mettere un glauco riflesso sull'unico vetro del finestruolo. Unico vetro grossolano, ma stupendo per il piccolo quadro che ci si vedeva; un paesaggio fresco e quasi sbiadito dalla vicina primavera. Una falda di collina, un ruscello azzurro e tortuoso e alberi radi pittoreschi, i cui rami, verdi di musco, cominciavano a circondarsi di foglioline tenere: ed erba, erba dappertutto, bassa erbetta chiara che dava un’impressione di purezza e d'innocenza a chi guardava.

  • La morte scherza. Una novella di Grazia Deledda messa in voce da Roberta Perra

    22/12/2018 Durata: 20min

    [...] Il giovine ascoltava cacciandosi un pugno in bocca, quasi per trattenersi dal gridare di gioia. Poi volle andare a veder la vecchia, a costo di svegliarla, e trascinò con se Rosa. Nella capanna, al chiarore tremulo d'una fiammella che ardeva sempre dentro un bicchiere a metà riempito d'olio, zia Areca taceva, immobile, con la bocca e gli occhi chiusi, e le mani stecchite abbandonate sulla ruvida coperta. Pareva morta, pietrificata, mummificata da secoli. [...]

  • Pericle, elogio della democrazia. Dalle Storie di Tucidide

    19/12/2018 Durata: 13min

    Siamo all’inizio della guerra del Peloponneso – Atene è al massimo della sua potenza –: alla fine del primo anno Pericle commemora, secondo la tradizione della città, i caduti ateniesi. Con grande maestria Tucidide utilizza questa occasione per far comprendere al lettore come gli Ateniesi “vivevano” l’éthos della loro città.  

  • I primi baci. Un racconto di Grazia Deledda messo in voce da Roberta Perra

    29/11/2018 Durata: 22min

    […] Facevano all'amore da una ventina di giorni, cioè da appena si erano conosciuti. Nania passava sullo stradale ogni giorno, verso le due, andando al ruscello per portare l'acqua alla cantoniera, e Jorgj l'attendeva sul ciglione facendo vista di guardare le pecore che a quell'ora meriggiavano tra le macchie, sotto il bosco di sugherete. Appena Nania spuntava nel biancore desolato della strada, Jorgj scendeva giù e si metteva all'ombra, dietro il ciglione, dove Nania, con in testa la lunga anfora fiorita, che pareva un'anfora etrusca, lo raggiungeva, tutta piena di amore e di paura. Perché, certamente, se il babbo l'avesse scoperta a far l'amore con Jorgj le avrebbe rotto le costole. […]

  • Le due giustizie. Un racconto di Grazia Deledda messo in voce da Caterina Scalas

    28/11/2018 Durata: 29min

    In un misero villaggio sardo, il più povero degli abitanti si chiamava Quirico Oroveru, soprannominato Barabba, da una volta che aveva rappresentato questo personaggio in una sacra rappresentazione. Ziu Chircu Barabba era più povero degli stessi mendicanti: aveva una sola camicia, un solo paio di calzoni di tela, un paio di brache di orbace e un berretto che egli stesso s'era fatto con una pelle di lepre; non aveva bottoni alla camicia, non aveva giubbone, né cappotto, né ghette; e neppure scarpe, il che voleva dire la più grande miseria per un uomo di quel paese. Eppure, Ziu Chircu era sano e forte, un bel tipo quasi celtico, alto e rossigno, con occhi sempre sorridenti. Ma che volete, era stato allevato così, abituato solo a portar legna dai boschi e venderla; non sapeva fare altro, ma del resto era innocuo come una lucertola e innocente come un bimbo. [...]

  • Théros. Un racconto di Grazia Deledda

    25/07/2018 Durata: 12min

    [...] D'estate, si sa, il cuore è più grande e buono del solito: si diventa, superati i primi caldi che realmente dànno più alla testa che al cuore, tutti innocuamente pazzerelli, leggerini e spensierati. Già le vesti si sono diradate, le braccia tornano a nuotare nude nell'aria che sa di salsedine: negli armadi abbiamo finalmente imprigionato le volpi con gli occhi di vetro e i fantasmi scuri e pelosi che da Santo Omobono in poi ci hanno angariato in tutti i modi: adesso, dopo una buona sculacciata col battipanni, essi meditano cupe cose, mangiandosi la naftalina di cui hanno piene le tasche. È tempo ormai di stoffe farfallesche, di ragnatele iridate: e quando il sarto ce ne porta una, alla vigilia della partenza dalla città, ci succhia il nostro ultimo sangue cattivo, come alla mosca il ragno portafortuna. Fortuna è, certo, lasciare un po' indietro la città rombante e polverosa, voltando le spalle alla propria casa come ad una moglie esigente e brontolona. [...]

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